Ogni anno si registrano in Italia 45.000 casi di fratture vertebrali osteoporotiche, e sono ormai 15.000 i ricoveri ospedalieri all’ anno per frattura vertebrale osteoporotica, traumatica o neoplastica.
Le fratture vertebrali osteoporotiche costituiscono una delle manifestazioni più frequenti di malattia, spesso causa di dolori invalidanti che costringono il paziente all’ immobilità, con tutte le conseguente dell’ allettamento prolungato (tromboflebiti, flebotrombosi, piaghe da decubito) e all’ uso di busti di contenzione rigidi spesso maltolleranti, soprattutto dal paziente di III età e con problemi cardiorespiratori. Particolarmente frequenti sono le fratture a carico dei pazienti con un valore T-score di Mineralometria Ossea (MOC) inferiore a -2.5, ed in pazienti che hanno fatto uso per lungo tempo di cortisone per patologie croniche infiammatorie.Le fratture vertebrali tumorali sono purtroppo una delle complicanze più frequenti di tumori primitivi (nati cioè direttamente dentro la colonna vertebrale) o secondari (metastasi).
Le vertebre possono inoltre essere colpite vari tipi di tumore primitivo, come il mieloma multiplo, plasmocitoma, linfoma, angioma espansivo, osteoblastomi, sarcomi, ecc) o metastasi (solitamente da carcinoma mammario, polmonare, prostatico e del segmento gastrointestinale).
Non esistono oggi, con le nuove metodiche di “rimodellamento” vertebrale TAC guidato (“remodeling” o rimodellamento vertebrale), eccezioni o limiti alla ricostruzione percutanea di una vertebra e se l’ intervento è condotto con guida TAC i rischi operatori vengono praticamente annullati, in accordo a quanto dimostrato dalla letteratura scientifica pertinente.
L’ intervento di Ricostruzione e/o Rimodellamento vertebrale consiste nella introduzione, attraverso agocannula, di uno speciale “cemento” che solidifica in pochi minuti eliminando il rischio di crollo vertebrale in un corpo vertebrale fratturato per evento traumatico, fragilizzato per osteoporosi o distrutto da tumore. E’ anche possibile, in caso di fratture traumatiche con grave deformazione del corpo vertebrale, riespandere la vertebra grazie a multipli sistemi (stent intravertebrali, altri dispositivi per la riespansione vertebrale) per ripristinare una morfologia vertebrale quanto più vicina al dato fisiologico. Oggi sono infine allo studio nuove sostanze (“osteoinduttori”) in grado di stimolare ed accelerare la ricrescita ossea vertebrale, che costituiranno il futuro della riparazione di una frattura vertebrale.
Le tecniche piu’ comuni possibili oggi con guida TC sono:
Esempi di ricostruzione vertebrale con tecnica di Vertebroplastica percutanea TC guidata
Esempio 1
Ricostruzione del corpo vertebrale per frattura della vertebra L5. La sostanza apprezzabile con un bianco intenso nell’immagine e’ il Polimetilmetacrilato (“cemento”) dentro il corpo vertebrale precedentemente affetto da frattura vertebrale.
Esempio 2
Ricostruzione di fratture multiple: l’ intervento puo’ essere eseguito contemporaneamente anche in piu’ corpi vertebrali durante la stessa seduta, in pazienti affetti da fratture vertebrali multiple.
Esempio 3
Riespansione spontanea di vertebra fratturata e necrotica (s. di Kummel) dopo introduzione di cemento particolarmente viscoso. L’altezza della vertebra dopo l’intervento (immagini di sotto) appare notevolmente aumentata rispetto a quella prima dell’intervento (immadini di sopra)
L’osso sacro e’ spesso affetto da fratture, non necessariamente tumorali ma anche di semplice natura osteoporotica: purtroppo le fratture dell’osso sacro sono spesso invisibili sia ad un semplice esame radiografico che TAC, con conseguente misconoscimento delle stesse. Le fratture sacrali in fase precoce sono apprezzabili esclusivamente ad un esame di Risonanza Magnetica o ad una Scintigrafia ossea.
Esempi di ricostruzione sacrale con tecnica di Sacroplastica percutanea TC guidata.
Esempio
Ricostruzione dell’osso sacro in frattura vertebrale ad “H” bilaterale. L’ esame RM dimostra la frattura dell’osso sacro con separazione delle ali sacrali dal corpo e interruzione del soma di S2. Dopo introduzione del polimero, ben evidente nell’immagine a destra in bianco, scomparsa del dolore con fusione del sacro e ripristino della normalita’.
In alcuni casi la frattura vertebrale determina un crollo del corpo vertebrale, con conseguente deformazione della vertebra stessa, che perde la sua morfologia regolare per trasformarsi in una struttura “a cuneo”, con conseguenti alterazioni biomeccaniche della colonna vertebrale (aumento della cifosi, dolori muscolari ed articolari da deformazione della colonna). Qualora non siano ancora iniziati i fisiologici processi riparativi vertebrali e la creazione di un callo osseo (solitamente quindi entro 20-30 giorni al massimo dalla data di frattura) e’ possibile risollevare la vertebra cuneizzata ripristinando la regolare morfologia della vertebra stessa, con vantaggio non indifferente non solo per la morfologia della vertebra sede di frattura, ma della postura dell’intera colonna vertebrale.
Tra le varie tecniche in uso, si ricorda lo stenting intrasomatico vertebrale, che consiste, nel corso di una normale procedura di vertebroplastica e sempre in anestesia locale, di aprire all’interno del corpo vertebrale deformato un canestro in titanio di forma cuboide (stent) che permette alla vertebra di riespandersi adeguatamente.
Esempio di stenting vertebrale in corso di Vertebroplastica percutanea TC guidata.
Esempio 1
Tra le tecniche moderne di maggior successo e piu’ promettenti, deve essere citata la introduzione di nuovi biomateriali, con caratteristiche fisico-chimiche piu’ simili all’osso umano, che consentono di guidare (osteoconduttori) o stimolare (osteoinduttori) la ricrescita dell’osso mancante, per una riparazione della frattura piu’ naturale e vicina ai fisiologici meccanismi di guarigione ossea. Queste nuove sostanze, gia’ in parte in commercio nei principali paesi europei, Italia compresa, costituiscono il nuovo traguardo delle tecniche di riparazione delle fratture vertebrali.
Esempi di rigenerazione ossea con impiego di Osteoconduttori (cristalli di idrossiapatite) con rigenerazione ossea.
Esempio 1
IMMAGINI IN INGRANDIMENTO AL MICROSCOPIO ELETTRONICO DEI NUOVI BIOMATERIALI
Cristalli di idrossiapatite umana (l’impalcatura ossea) – Cristalli di idrossiapatite sintetica iniettata
Vertebra prima del trattamento – Introduzione dei cristalli (freccia) – Sclerosi per ricrescita ossea a un mese
Nessuna Anestesia generale, nessun rischio di cicatrici profonde, tempi d'intevrento e di degenza ridotti.
scopri di +